Intervista all'autore: Marco Gregò

Ciao a tutti, 
questa settimana ho intervistato il bravissimo Marco Gregò autore del libro "Nella terra del sole che sboccia" (la recensione è qui nel blog). Lo seguo anche sui social e lo ammiro per le sue capacità di scrittura e per le sue innovative idee editoriali. Vi invito a leggere le sue risposte e resterete anche voi sorpresi positivamente. Gli auguro tanta fortuna !!!



Marco Gregò è nato a Foggia nel 1992 dove è cresciuto e vissuto. Dopo essersi diplomato in un istituto tecnico scelto a caso, decide di non frequentare nessuna università.
Prova, senza successo, svariati lavori dai quali non trae alcun vantaggio o beneficio.
Viene adottato in adolescenza da una piccola libreria indipendente che diventa la sua prima casa. Qui scopre la sua passione per la letteratura, incontra scrittori di ogni genere e si ripromette con tutto se stesso di diventare come loro. Vince diversi concorsi letterari, ma non si presenta a nessuna delle premiazioni. A vent'anni scrive il suo primo romanzo "Nella terra del sole che sboccia" che manda a diverse case editrici senza essere minimamente considerato, ma viene notato da alcuni autori che lo invogliano a lavorarci su. Trascorsi discontinuamente quatto anni, riesce a fare la sua prima pubblicazione con I Buoni Cugini Editori.
Ha due terribili difetti: vuole diventare un grande scrittore, e cerca di capire la gente.


1 –  Come è nata l’idea di questo tuo romanzo? E quanto tempo ci hai messo a scriverlo?

L'idea di questo romanzo nasce da un'urgenza, ovvero l'urgenza di ricordare e di sottolineare quanto sia importante andare avanti di fronte ad una fine, quanto siano importanti le cose che nascono intorno a noi, che non vediamo, mentre viene meno una parte fondamentale della nostra vita. Quando ho scritto questo romanzo ero alla fine di un percorso, alla fine di un percorso che era diventato la fetta più grande di me: ero stato adottato da una piccola libreria indipendente e lì era emerso tutto ciò che ero e non avrei voluto che finisse mai, ero innamorato di ciò che stavo vivendo. E quando la libreria chiuse, miei sogni rimasero orfani, mi ritrovai smarrito nuovamente nella mia terribile realtà, e mi misi a scrivere questo romanzo per sconfiggerla.
Come avrai sicuramente notato, il romanzo è impregnato di letteratura in ogni sua virgola, palazzi, strade, citazioni e personaggi, sono l'insieme delle mie passioni più grandi a cui ho voluto dar vita in questo mondo parallelo, mi avevano reso grande ed io volevo lasciarne una traccia indelebile.
Ci ho messo a scriverlo dai tre ai quattro mesi circa, ma per farlo diventare un romanzo ci ho messo più di quattro anni, e fosse stato per me ce ne sarebbero voluti almeno il doppio, non ero mai soddisfatto, non ritenevo di aver reso giustizia a tutto. Però a un certo punto bisogna fermarsi e dire basta. Sono consapevole che se lo avessi scritto oggi, il risultato sarebbe stato più elevato, ma sono anche consapevole che non l'avrei sentito nella stessa misura, e che non mi avrebbe aiutato come è invece riuscito a fare. Perché sì, scrivere, stare fermi su una sedia per ore, senza alzarsi, per giorni e giorni, ti aiuta a vivere.

2 –  Come mai hai scelto come protagonisti due cani?

Quello che non è volutamente sotto gli occhi è che il romanzo (tutto), in realtà, è un'enorme metafora dell'inseguire un sogno che compare e scompare davanti ai nostri occhi, è presente ed assente al tempo stesso, presente nella sua assenza. Julie non è solo la donna amata, è il sogno di diventare uno scrittore, inseguito, ricercato, con le lacrime sofferto, a volte odiato come tutto ciò che s'ama d'avvero. I cani sono l'anima dell'uomo spogliata dalla sua cattiveria, volevo che si vedesse l'umanità attraverso un animale, perché io credo fortemente che le persone nascano buone, solo che a volte se ne dimenticano l'utilità. E ho scelto un cane perché volevo far passare il messaggio che le tristezze che ci planano dall'alto, improvvise e inesorabili, non dovrebbero mai avere il potere di incattivirci, ma di migliorarci - come il protagonista che migliora -, farti vedere la vita da una prospettiva differente. Ci leghiamo agli altri attraverso le ferite, e sciogliamo le ferite attraverso gli altri. Non porta da nessuna parte far del male perché si è subito un male, non scompare niente così, si procreano solo altri mali. Ho scelto il cane appunto perché è l'unico animale che per dimenticare la sua solitudine si rifugia in un abbraccio, raramente in un morso.

3 –  Descrivi il tuo libro con tre aggettivi

Anomalo/Strano, Rischioso e Vero

4 – Nel libro usi a volte una terminologia un po’ colorita, che approvo come ho scritto nella recensione: come mai questa decisione?  Hai avuto dubbi se cambiarla?

Inizialmente il linguaggio era molto ma molto più colorito, e abbiamo raggiunto un accordo tra me e il mio editore di rimuovere qualche eccesso. Quando l'ho scritto in quel modo sapevo benissimo che a molti avrebbe fatto storcere il naso, ma questo non mi ha frenato. La letteratura non è una roba da aristocratici, la letteratura è lo specchio della realtà, non arriva da una famiglia perfetta del mulino bianco, imborghesita e ricamata d'oro. La letteratura nasce e cammina tra la gente che non ha nulla, e non ho mai visto il riso di un disperato che veniva coperto con una mano a ventaglio davanti la bocca, per non sembrare maleducato. La gente in strada parla e vive senza filtri.
Problema che, tra l'altro, è puramente di mentalità italiana. In Italia hanno questo brutto vizio di chiamare capolavori romanzi stranieri anche se ricchi di parolacce e oscenità, e di chiamare i nostri romanzi volgari e scurrili se c'è un “vaffanculo” tra le righe. È anche il mio modo di combattere il pregiudizio, far dire cose straordinarie a qualcuno che si esprime come un pescatore navigato. Non mi stancherò mai di dirlo: le verità più grandi le dicono le persone più semplici senza nemmeno accorgersene.

5 – Da parte tua che messaggio invece vorresti arrivasse al tuo lettore?

Come ho involontariamente anticipato prima, il messaggio che vorrei arrivasse è che la bellezza è ritrovabile in ogni cosa, può essere ovunque, che ci sono tante cose attorno a noi che nascono quando perdiamo qualcuno o qualcosa che molte volte sono anche migliori di ciò che abbiamo perso. Chiunque ci perda non è mai un granché, le persone grandiose sono quelle che ci scoprono, non quelle che ci buttano via perché non ci capiscono. E vorrei anche che questo romanzo ricordasse quanto è importante reagire e quanto siano inutili e controproducenti le illusioni. Che per ottenere le cose bisogna camminare, per non perderle bisogna crescere, cambiare, evolversi, mai star fermi. Gli oggetti si perdono quando si cammina, possono cadere dalle tasche, rimanere appoggiati ad un tavolo e dimenticati lì, ma per le persone che amiamo è diverso, le persone le si perdono quando si sta fermi, quando si smette di camminare, di andare avanti, di crescere.

6 – Com’è nata la copertina e come l’hai scelta?

La copertina è nata dall'idea che avevo in mente di come avrebbe dovuto apparire esteticamente questo romanzo, e quando l'ho raccontata al mio amico pittore, Vieri Sorrentino, lui è stato veramente eccezionale nel riuscire a riprodurre fedelmente l'idea che io mi ero fatto, rendendola anche meglio. Il romanzo fu proposto alla casa editrice già con quella copertina. In realtà il libro non nasce come “romanzo illustrato” ma lo è diventato pre-pubblicazione, ad editing ormai concluso. Quando ho firmato il contratto, il romanzo non presentava nessuna illustrazione nel progetto, doveva essere un normalissimo libro. Ho richiesto espressamente io al mio editore se fosse da lui gradito l'inserimento di alcune illustrazioni che fossero di “suggerimento all'immaginazione”, e lui ha dato l'ok.
Volevo condividere parte del mio traguardo con un'artista, secondo me meritevole, che avrebbe potuto apportare solo un miglioramento al progetto, e Vieri ha scelto e accettato di collaborare nonostante sapesse che le illustrazioni non facessero parte del piano editoriale. E penso che il risultato sia di tutto rispetto.

7 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?

Una cosa molto strana avvenne proprio nella fase di editig, dove il mio editore aveva assunto come editor due importantissime personalità del mondo dell'arte - uno scrittore ed un attore – a lavorare al mio romanzo, parlandomene benissimo, riempiendoli di elogi. E la cosa che mi mandò totalmente in crisi, fino a quasi rinunciare a pubblicare, furono le loro opinioni del tutto, ma veramente del tutto, opposte. Lo scrittore aveva trovato delle analogie con addirittura Kafka, Pirandello, il registra francese Truffaut e altri nomi enormi che ora mi sfuggono, facendomi gli elogi più grandi che io abbia mai ricevuto, ringraziando il mio editore per avergli fatto leggere un romanzo così bello come non lo leggeva da anni, mentre pochi giorni dopo, l'attore, demolì da capo a fondo tutto il mio romanzo, definendolo una grandissima schifezza impubblicabile che non avrebbe venduto affatto, decidendo di tirarsi fuori dal progetto, consigliando al mio editore addirittura di cestinarlo, probabilmente non si era mai innamorato in vita sua.
Questo per dire con quale spirito si è affrontata una pubblicazione e che tipo di reazione faccia scaturire un libro come il mio. Di certo non è un romanzo che farei leggere a chi non ha mai avuto il bisogno di amare in vita sua.

8 – Oltre alla scrittura quali sono le altre tue passioni?

Sono sincero, a parte la letteratura, nient'altro mi appassiona così. C'è il cinema di Troisi che non smetterò mai di guardare per tutta la mia vita. Mi appassiona innamorarmi, mantenere vivo un sentimento per qualcuno. Mi appassiona ascoltare gli altri, le loro storie, sapere come stanno, che vita conducono, mi appassiona la vita degli altri, le persone comuni che nessuno ricorda e credo sia una grande ingiustizia. Chiunque abbia vissuto meriterebbe di essere ricordato.
Ma a livello artistico, solo la letteratura è la mia vera passione.

9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?

Un paio? Possiamo stare qui a parlarne per ore ed ore, ahahah, ma va bene, ti citerò quelli che sono per me i più significativi. Al di sopra di tutti c'è Romain Gary, la sua grazia è ciò che più ambisco possedere, il modo che lui ha di toccare le corde della mia anima non lo ha nessuno. Ogni volta è come se delle dita invisibili trapassassero il corpo e suonassero l'arpa che è dentro me, facendomi piangere dalla meraviglia ogni volta che quel suono di comprensione riecheggia in me tramite le sue parole. Posso anche trovarmi alla sagra della ciabatta, se sto leggendo Romain Gary da un momento all'altro mi cadranno le lacrime, questo è inevitabile. Capita spesso che il mondo mi distrae dalla lettura, con lui non succede quasi mai, è molto spesso lui che mi distrae dal mondo.
E da qui in poi c'è un universo, mi piace il fuoco di John Fante, mi piace la fantasia di Boris Vian, mi piace infinitamente un australiano che non conosce nessuno che ha scritto uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi ovvero Steve Toltz – Una parte del tutto. Mi piace il grande Bukowski, mi piace l'atmosfera di Murakami, mi piacciono le storie di Zadoorian, l'autore più amato dai librai. Mi piace la cazzutaggine di Welsh, l'ironia di Nick Hornby, mi fa pisciar dal ridere quel GENIO comico di David Sedaris. Mi porto nel cuore i libri di Izzo, la poesia di Baudelaire, la struggenza di Celine, la maestria di Dostoevskij e potrei proseguire a lungo, ma è il caso di fermarsi.

10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?

l'ultimo libro dici… mmm, solitamente io li compro a blocchi, tra poesie, romanzi, racconti, di tutto. L'ultimo che ho acquistato è stato il libro di poesie di Franco Arminio – Resteranno i canti. E ti dico anche il prossimo che comprerò: Ragazzi, che giornata! Diari 1977 – 2002 del mio amato Sedaris, che devi assolutamente scoprire se non lo conosci.
Grazie di cuore per avermi concesso questa occasione di raccontarmi attraverso le tue domande molto interessanti. Sono felicissimo di aver collaborato con te, apprezzo enormemente il lavoro che fai e come aiuti gli altri a conoscere la letteratura, la migliore medicina per l'anima.




Grazie mille a te del tempo che mi hai dedicato.

A presto !!!!!

Gabrio

Commenti

  1. Sono davvero scioccata per le mille sensazioni che mi sono passate leggendo. Accidenti! Mai letta un'intervista così che ha suscitato altrettanta riflessione e interesse per la penna di questo autore colmo di risorse. Complimenti Mark! Grazie a te vengono conosciute righe che difficilmente si vedono, liberando chi è rimasto incastrato in quelle.

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