Intervista all'autore: Alessandro Curti
Lettrici e
lettori buongiorno,
Cinzia
Tocci, classe 1970, con esperienze nel
Grazie del tempo che mi hai dedicato !!!
a presto
Gabrio
oggi voglio
proporvi l’intervista realizzata ad Alessandro Curti, autore insieme a Cinzia Tocci
del libro “Sette note per dirlo” la cui recensione la trovate qui nel blog
Alessandro
Curti, classe 1972, è padre, educatore e scrittore. Purtroppo non sempre in
questo ordine.
Lavora come
educatore e pedagogista da 25 anni nel campo del disagio minorile (prima in
comunità per minori e attualmente in interventi educativi scolastici,
domiciliari e aggregativi) e si occupa di minori e famiglie quasi sempre su
mandato del Tribunale per i Minorenni.
Da 11 anni
è padre di una fantastica figlia.
Nel 2013
esce il suo primo romanzo Padri Imperfetti, che nel 2015 torna con una nuova
pubblicazione curata da C1V Edizioni, seguito nel 2016 da Mai più sole, nel
2017 da Sette note per dirlo, scritto a quattro mani con Cinzia Tocci e nel
2018 da Siamo solo piatti.
volontariato, editore del Gruppo C1V
Edizioni, trasferisce i valori della solidarietà nel DNA della sua casa
editrice, di cui diversi libri sostengono progetti benefici e per la ricerca.
Dopo Accendi una stella! scritto con Federica Guina nel 2010, nel 2013 esce Ha
vinto Mario, dalla storia vera che ha coinvolto il padre in un caso di malasanità.
Ha ideato e condotto il programma radiofonico “Figli negati” ed è promotrice di
eventi culturali, benefici e di divulgazione scientifica.
Una
domenica mattina ero seduto nella mia cucina davanti al computer alle prese con
la stesura di quello che sarebbe dovuto essere il mio secondo romanzo. Il
silenzio in casa creava l’ambiente ideale per la concentrazione necessaria. Ad
un certo punto il cellulare si è illuminato e un messaggio di WhatsApp mi ha
distratto: era Cinzia, il mio editore, che mi aveva scritto “Ho una bozza di
libro nel cassetto ma sono bloccata e non trovo mai il tempo per proseguire
nella scrittura. Ti andrebbe di aiutarmi?” Il primo pensiero è stato: come faccio
a raccontare una storia che non è la mia? Perché la prima difficoltà nello
scrivere un libro a quattro mani è proprio questa: se la storia non è tua come
fai a sentirla? Poi però ho preso in mano il cellulare e ho risposto a Cinzia,
chiedendole di mandarmi quanto avesse scritto. Avrei voluto leggere prima di
risponderle. Da lì in poi è stato tutto in discesa visto che la storia mi ha
appassionato fin da subito e Cinzia è sempre stata molto aperta alle idee che
le proponevo considerandola non più la “sua” storia ma la “nostra”.
La
difficoltà della distanza (Cinzia vive a Roma e io a pochi chilometri dalla
Svizzera, sul Lago Maggiore) è stata superata grazie alla tecnologia: montagne
di messaggi (soprattutto vocali mandati o ricevuti nei ritagli delle nostre giornate
lavorative sempre piene di impegni) si sono trasformate in un laboratorio di
idee continuo come se fosse una chiacchierata che non si interrompe mai.
La
difficoltà più importante è però quella di uniformare gli stili di scrittura:
ogni autore ha il proprio e in un romanzo non ci devono essere discrepanze. Qui
ci siamo inceppati più volte ma la rilettura (anche di persone esterne) ci ha
aiutati a scovare quei passaggi narrativi che andavano affinati.
Insomma:
una bella avventura scrivere un libro a quattro mani. Faticosa ma bella.
C’è però
anche un aspetto positivo dello scrivere un libro in questo modo ed è che ti
obbliga ancora di più di quando lo fai in solitaria a pensare anche alle
prospettive oltre il libro. Che non è solo progettare come farlo conoscere ben
sapendo che il vero inizio è quando smette di essere tuo e comincia a essere
dei lettori, ma anche altro. Nello specifico di Sette note per dirlo noi siamo
andati oltre visto che il nostro sogno è che un produttore se ne appassioni
così tanto (come sta accadendo con i lettori) da volerne fare una fiction o una
serie tv visto che la storia e la struttura si prestano molto a questa
evoluzione.
2 – Molto
interessante e fresca la grafica interna: come è nata l’idea ?
Ecco, la
paternità di questa idea è decisamente mia e inizialmente non ha entusiasmato
Cinzia. Intendiamoci, non è che fosse contraria all’idea, anzi. Semplicemente
ragionava da editore e quando le ho proposto di inserire le grafiche dei social
per rendere ancora più 3.0 la narrazione mi ha chiesto se fossi matto e se
avessi in mente quanto sarebbe stato difficile organizzare graficamente il
tutto per la tipografia. Ma io ero convinto dell’importanza di questo aspetto:
se volevamo che il romanzo rappresentasse la generazione degli adolescenti di
oggi avremmo dovuto usare il loro linguaggio e proporlo anche graficamente.
Così, senza dirle nulla, ho cercato i programmi che avrebbero potuto aiutarmi
in questo, scelto le immagini di profilo per i personaggi (che, come per tutti
gli adolescenti reali, cambiano a seconda dei loro umori e sentimenti) e creato
tutte le grafiche relative alla comunicazione digitale nei diversi social.
Quando tutto è stato pronto (un lavoraccio, credetemi) e le grafiche erano
perfettamente inserite nel file del romanzo l’ho mandato a Cinzia… Giusto un
paio di minuti e sul mio cellulare è apparso un…
3 – Sono
molti gli argomenti e i temi importanti che si vogliono trasmettere nel libro:
a quale sei più legato ed a cui potresti magari dedicare un intero libro?
I temi di
cui si parla in Sette note per dirlo sono davvero tanti e articolati perché
così sono le vite delle persone e sono per noi tutti importanti. Certamente uno
dei temi principali è la relazione tra adulti e adolescenti che è un po’ il fil
rouge che accompagna tutti i miei scritti. In particolare una microstoria
parallela che ho raccontato nel romanzo si è poi sviluppata in quello
successivo che si intitola Siamo solo piatti spaiati e riguarda le conseguenze
che possono inaspettatamente arrivare a quegli adolescenti che (alcune volte
per superficialità o per il sentimento di invincibilità che provano) non
rispettano la legalità. Il tema della droga, del suo uso e della sua
distribuzione sono in questa epoca un argomento importante, che coinvolge molti
adolescenti e spesso viene trattata con superficialità ponendo attenzione solo
all’aspetto della dipendenza mentre dal mio punto di vista la preoccupazione è
molto più ampia: come e quanto incide questo tema sullo sviluppo degli
adolescenti? Che tipo di adulti diventeranno se non imparano ad affrontare le
loro responsabilità? Quale ruolo hanno gli adulti in tutto questo? Ma queste
sono domande molto trasversali che riguardano lo sviluppo della società intera,
per questo Cinzia e io abbiamo deciso di mettere in parallelo in Sette note per
dirlo l’adolescenza degli anni ’80 e quella di oggi. Per osservare assonanze e
differenze e per aiutare gli adulti di oggi a comprendere che tipo di
adolescenza affrontano i loro figli e quanto, in realtà, non sia poi così
diversa dalla loro. Inoltre siamo entrambi genitori di figli adolescenti (o
preadolescenti) e ci siamo ispirati (Cinzia in primis) a quelli che sono stati
i nostri vissuti da adolescenti negli anni ’80 che hanno necessariamente
stimolato la nostra voglia di comprendere cosa i nostri figli stiano vivendo.
4 – Avete
incontrato delle difficoltà nella stesura del libro? Se sì quali?
A parte la
difficoltà di scriverlo a quattro mani (e due teste) che in realtà in molti
momenti si è rivelata una risorsa direi che l’altro nodo critico è stato il
tempo. Scrivere quando non sei uno scrittore di professione significa rubare
tempo alla vita quotidiana che è fatta di lavoro, famiglia, vita sociale,
stanchezza… Trovare il tempo di mettere la testa nelle storie che stai
raccontando quando non puoi farlo tutti i giorni diventa faticoso perché è
necessario riprendere il filo del discorso che hai lasciato in sospeso magari
qualche giorno prima. Ma per questo io ho un trucco: ogni volta che inizio un
romanzo scelgo una “canzone totem” che è quella che rappresenta l’emozione che
provo stando in quella storia. Appena mi metto davanti al pc infilo gli
auricolari e ascolto la canzone a tutto volume: l’emozione che provo mi
catapulta immediatamente nel mondo e nelle vite che sto raccontando e tutto
diventa più semplice. Io divento un protagonista o un osservatore di quella
storia e le dita scorrono veloci sulla tastiera. La canzone totem di Sette note
per dirlo è stata Grande amore de Il Volo. Ed è la canzone che ascolto davanti
alla stesura completa, quando scrivo la parola fine, come addio a una storia
che smette di essere solo mia ma diventa di tutti coloro che vorranno leggerla.
Una sorta di saluto finale…
5 – Come è
nata l’idea di affidare la prefazione ai Dear Jack?
La musica
accompagna tutte le nostre vite da sempre, soprattutto nel periodo
dell’adolescenza quando sembra che senza delle note sparate ad altissimo volume
nelle orecchie la vita non possa essere affrontata. Quando abbiamo scritto il
nostro romanzo volevamo che fosse introdotto da qualcuno che per gli
adolescenti di oggi è un riferimento musicale perché anche la musica è uno dei
temi conduttori del libro. La scelta non è stata difficile per due motivi: in
primo luogo i Dear Jack sono uno dei miei gruppi preferiti (sebbene io non sia
più un adolescente) e poi volevamo qualcuno che non facesse solo musica ma
avesse dei valori dietro a ciò che canta e a come lo fa. Ai tempi della mia
adolescenza i miti musicali erano anche dei personaggi che avevano qualcosa di
importante da dare, persone che trasmettevano dei messaggi forti che guidavano
anche le nostre scelte. Oggi non è più così: il mondo della musica per il
target adolescenti spesso propone e promuove degli anti-valori che hanno solo
il sapore dell’andare contro qualcosa, senza ben sapere cosa sia quel
“qualcosa”. Lorenzo Cantarini e il suo gruppo non sono così e la conferma di
ciò che pensavamo di loro è arrivata quando abbiamo visto la serietà con cui
hanno affrontato la nostra richiesta di curare la prefazione. Lorenzo ha letto
il romanzo due volte prima di mettere nero su bianco i suoi pensieri e ci ha
accompagnato anche nella presentazione ufficiale dell’uscita del libro.
Insomma: dei ragazzi seri che nulla hanno da guadagnare dallo scrivere una
prefazione ma che lo hanno fatto con impegno e serietà. Ciò che dovrebbe
contraddistinguere le azioni di ogni adolescente di oggi.
6 - Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul
tuo libro?
Beh,
qualche aneddoto ve l’ho già raccontato e direi che alcuni sono anche particolari.
Come ulteriore aneddoto mi viene forse in mente quello sulla scelta della foto
di copertina. Un’immagine nata da una sensazione e che ho scattato senza che il
protagonista sapesse quale fosse il fine. Immaginate cosa ha provato quel
quindicenne quando gli ho regalato una copia del libro che vedeva per la prima
volta…
7 – Due
cose positive e due negative del passato e del presente?
Una cosa
positiva del passato (che è uno dei limiti di oggi) è stata proprio la presenza
di miti e modelli. Nel mondo politico, musicale, culturale di allora c’erano
dei personaggi forti che trasmettevano messaggi altrettanto forti. Tu potevi
essere d’accordo o meno ma avevi qualcuno che ti stimolava, anche solo per
cercare di dimostrare che avesse torto. Leggere un libro, ascoltare il discorso
di un politico o di uno sportivo, sentire un professore che con passione ti
raccontava dei grandi personaggi che stavano cercando di cambiare il mondo ti
metteva di fronte a un mondo di emozioni che ti facevano venire voglia di avere
degli obiettivi e di cercare di raggiungerli. Oggi non è così: gli adolescenti
non trovano questo tipo di stimolo e di conseguenza faticano a proiettarsi in
un futuro che devono costruire giorno per giorno. Ecco perché anche gli adulti
meno “famosi”, quelli che i ragazzi incontrano tutti i giorni, dovrebbero
sforzarsi di porsi come modelli pieni di passione, di imperfezioni che non
spaventano e di contraddizioni che stimolano.
Una cosa
invece positiva del presente (che era un limite nel passato) è l’enormità di
possibilità che i giovani di oggi hanno: la possibilità di viaggiare molto di
più, di confrontarsi con il mondo e con le sue differenze, l’apertura a culture
altre attraverso la rete potrebbero offrire una marea di opportunità di
crescita. Ma tutto questo va veicolato e i ragazzi vanno accompagnati nella
scoperta di un futuro che va costruito e questo è un compito degli adulti che
però spesso viene relegato ad altri, altri che in realtà non esistono. Forse è
questo il vero aspetto positivo del passato: gli adulti paradossalmente avevano
meno paura del cambiamento di quanto non avvenga oggi anche se sembrava
esattamente il contrario.
8 – Oltre
alla scrittura quali sono le altre tue passioni?
Leggere,
cercare di dormire, lavorare, passare momenti in famiglia, viaggiare, osservare
il mondo con curiosità… Sono una persona davvero curiosa e quindi tutto ciò che
mi circonda mi appassiona.
9 - Quali sono i tuoi autori e libri preferiti:
puoi citarmene un paio?
Uno dei
miei autori favoriti in assoluto è Stephen King e, nonostante io abbia adorato
tutti i suoi libri, i miei preferiti sono sicuramente La lunga marcia e Cose
preziose. Nella mia vita ho poi letto di tutto: dai romanzi di Liala e quelli
di Umberto Eco, dalla letteratura inglese dell’800 a Fabio Volo. I libri che
hanno segnato la mia vita e che mi hanno obbligato a crescere sono certamente
1984 di Orwell e Il fu Mattia Pascal di Pirandello. Ma potrei continuare con La
verità sul caso Harry Quebert, tutta la serie di Harry Potter, Jane Austen, Radici,
Il ritratto di Dorian Gray, tutta la serie di Shadowhunters. Non posso infine
dimenticare i Gialli Mondadori che da piccolo chiedevo in prestito a mio nonno
e divoravo durante le vacanze.
Ah scusa…
me ne avevi chiesti solo un paio!
10 -
Sperando in un altro tuo libro, ti chiedo se puoi anticiparci qualcosa circa i
tuoi progetti per il futuro?
Nel mese di
aprile scorso è stato pubblicato il mio ultimo romanzo Siamo solo piatti
spaiati che chiude una mia personale e strana trilogia aperta da Padri imperfetti
e continuata con Mai più sole. Sono tre romanzi che raccontano il mondo delle
relazioni tra adulti e ragazzi e che hanno come protagonista Andrea, un
educatore, che è l’unico vero filo conduttore di questa trilogia.
Adesso ho
in testa una nuova storia che devo raccontare e che mi sto accingendo a
cominciare: sarà una nuova sfida perché, ancora una volta, cercherò di
coniugare i temi che affronto nei miei libri in una ambientazione differente.
Non so ancora quando riuscirò a pubblicarlo. Quattro romanzi in quattro anni
sono stati davvero un record per me…
11 - Infine
una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
L’ultimo
libro che ho sul comodino e che ho appena terminato è Maze Runner: la
rivelazione. Sono appassionato del genere distopico e la serie di Maze Runner
mi ha molto appassionato. I libri in attesa sono Settanta acrilico e trenta
lana di Viola di Carlo e 1Q84 di Murakami.
Grazie Gabrio per questa bellissima intervista!
RispondiEliminaGrazie a te di aver accettato di rispondere alle mie domande !!!
Elimina