Recensione - “L'uomo dei boschi”


“L'uomo dei boschi”
Di Pierric Bailly 
Editore: Edizioni Clichy
Collana: Gare du Nord
Pagine: 120
Prezzo: euro 15,00
Data di uscita: 22 maggio 2018
Traduzione di Tommaso Gurrieri

“L’uomo dei boschi” (che troverete da domani in tutte le librerie) è un piccolo gioiellino, una volta aperto non riuscirete più a chiuderlo fino alla sua conclusione. E’ un libro scritto bene, coinvolgente in cui l’autore affronta un tema molto forte e difficile: la morte del padre, ma lo fa in modo delicato e sereno.
Diversi sono gli argomenti importanti che vengono affrontati in questo romanzo, senza però che nulla sia preso alla leggera. Ho ammirato il modo di reagire del figlio e la forza di andare avanti nonostante tutto, seppure ogni tanto mi è sembrato un po’ estraneo, un pochino distaccato, ma ciò può essere causato anche dal mistero che si nasconde dietro al decesso dell'uomo, infatti se da una parte pare sia morto nel bosco per un incidente, dall’altra non ci sono prove né testimoni che lo possano confermare. Pierric ripercorre oltre alla vita del padre con vari ricordi, descrivendone anche il carattere ed arrivando a difenderlo davanti a certi commenti e pensieri delle persone, dovrà anche far fronte al modo in cui è morto, perlustrando il luogo ed arrivare a nutrire dubbi ed osservazioni sull’evento, con cui dovrà conviverci per il resto della sua vita, cercando di ricordare solo il bello di suo padre, anzi riflettendo sulla sua figura riscopre e capisce lati a cui non aveva mai dato molta importanza e che invece gli restituiscono alla memoria un uomo con un carattere non spavaldo, non un grande oratore, né un leader, ma era un uomo semplice, solitario e un po’ selvaggio, infatti proprio nel bosco, che amava molto, si trovava a suo agio. L’autore descrive molto bene il carattere di suo padre, Christian Bailly, e ce lo presenta con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti. Era una persona affabile, che dispensava sorrisi e ciò lo rendeva un uomo tenero, sincero ed autentico, come ci ricorda l’autore usando queste stesse parole. Inoltre un ruolo importante lo ha la natura, in questo caso il bosco, che fa da sfondo alla storia, diventando un importante co-protagonista.
Il libro scorre molto bene, tra le descrizioni della vita e del carattere del padre, ed i preparativi per il funerale che il figlio deve affrontare, tra cui la stesura del discorso che dovrà leggere durante quel giorno. 
Un libro magnetico, che arriva dritto al cuore e che ci resta anche una volta chiuso e messo in libreria. Ho apprezzato molto la dolcezza, la delicatezza e il modo profondo con cui è stato scritto.
Sicuramente lo consiglio a tutti, mi è piaciuto e mi ha dato molto. Un piccolo romanzo che, a mio avviso, va letto e gustato più volte per cogliere al meglio la grande intensità di linguaggio e l’umanità dei due protagonisti.
Vi riporto uno dei passaggi, ma vi consiglio caldamente di leggerlo, è breve ma potente, un libro davvero profondo e penetrante, che sicuramente rientrerà tra i miei preferiti di quest’anno.

“Era forse questo il suo grande dramma, essere troppo strano, troppo inadatto, troppo esigente per il mondo che frequentava, per i suoi colleghi di lavoro, per la sua famiglia, per i suoi vicini, per i suoi amici, per le donne che incontrava, troppo ribelle per una vita da impiegato a Lons-le-Saunier, ma non abbastanza ribelle, non abbastanza strano…non abbastanza coraggioso per la vita che sognava”



Trama
Un romanzo sulla morte. Uno dei più lucidi e indimenticabili romanzi sulla morte. Su chi resta, dopo la morte. Su cosa resta, dopo la morte. Su come si può convivere con l’idea della morte. Un romanzo su un figlio e su un padre, sui loro silenzi e il loro incontenibile amore, un amore mai detto. E anche un romanzo sulla natura, sull’umidità, sulle rocce, il muschio, le felci, gli alberi, i camosci, l’acqua che a volte è violenta e può uccidere. Gli insetti e le larve che divorano i cadaveri da dentro, trasformandoli in terra di nuovo. Un romanzo sul cadere e sulla voglia e il bisogno di ripartire. Un romanzo che è anche un’evocazione della campagna nel mondo veloce e spietato dei nostri tempi, che cambia, che si trasforma, che ci allontana gli uni dagli altri. È la storia di un tentativo di emancipazione, di un destino modesto, eppure anche integro e singolarissimo. È il ritratto di una generazione che sceglieva Leo Ferré per accompagnare un funerale, nella quale trovavano posto e dignità le persone pronte a lottare per la giustizia e l’eguaglianza, anche tra chi viveva a contatto ogni giorno con la terra e la sua cieca ferocia. L’uomo dei boschi è un libro che rimarrà a lungo nella testa e nel cuore di chi lo ha letto.

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