Intervista all'autore: Daniele Torsello
Care
lettrici e cari lettori,
Grazie del tempo che mi hai dedicato
Daniele
Torsello è l'autore di questa settimana, infatti l'intervista è dedicata a lui
ed al suo libro "L'esperimento" di cui trovate, nel blog, la mia recensione (con
la trama) e vi consiglio di leggerla prima di immergervi nelle
domande risposte qui sotto.
Daniele Torsello nato a Lecce nel 1973, dopo gli studi scientifici si trasferisce a Bologna per conseguire la laurea in Giurisprudenza. Inizia a lavorare nel settore creditizio e si appassiona alla lettura dei Legal Thriller. Dopo quindi anni si trasferisce a Milano, città in cui decide di stabilirsi definitivamente e di ricoprire il ruolo si sales manager all'interno di una società di servizi.
Nel 2017 vince con il racconto "Oltre il buio" il concorso letterario "Luce Nera", indetto da edizioni "Senso Inverso".
"L'esperimento" è il suo primo romanzo Thriller.
Daniele Torsello nato a Lecce nel 1973, dopo gli studi scientifici si trasferisce a Bologna per conseguire la laurea in Giurisprudenza. Inizia a lavorare nel settore creditizio e si appassiona alla lettura dei Legal Thriller. Dopo quindi anni si trasferisce a Milano, città in cui decide di stabilirsi definitivamente e di ricoprire il ruolo si sales manager all'interno di una società di servizi.
Nel 2017 vince con il racconto "Oltre il buio" il concorso letterario "Luce Nera", indetto da edizioni "Senso Inverso".
"L'esperimento" è il suo primo romanzo Thriller.
Come ogni
prima volta, la difficoltà iniziale nella scrittura di un romanzo è riuscire a
vedere l’opera nel suo insieme. Il rischio è di perdersi nelle trame del
racconto, soprattutto se la storia è particolarmente complessa, articolata in
piani temporali diversi e riguarda personaggi la cui identità viene in qualche
modo manipolata per ingannare il lettore. Intrappolare la fantasia nei canoni
rigidi che permettono a una storia di essere credibile è stata una delle sfide
più dure e entusiasmanti.
2 – I
personaggi sono molto interessanti e ben costruiti, tra questi Ted Miller: come
è nato?
Ted Miller
interpreta la figura della vittima sacrificale, ed è il personaggio che
alimenta le ambizioni di uno dei protagonisti della storia - l’antieroe, per
capirci, che io chiamo il “burattinaio”.
Nasce dalla
necessità di impersonare la sofferenza di chi è costretto, inconsapevolmente, a
ricoprire il ruolo di cavia umana nella sperimentazione farmacologica.
Il
messaggio che si cela dietro il racconto, pur se esasperato per ragioni di
finzione scenica, è appunto il tema del “business delle cavie umane”, prassi ad
oggi diffusa in tutto il mondo, e che alimenta un giro d’affari enorme.
Con questo
non mi spingerei a dire che la storia vuole essere una denuncia di questo
fenomeno, ma sicuramente ha lo scopo di voler provocare una riflessione etica
nei lettori, considerato che spesso il consenso al trattamento farmacologico
sperimentale è ottenuto proprio sfruttando le condizioni di disagio economico e
sociale in cui si trovano i pazienti.
3 – Com’è
avvenuta la scelta della copertina?
Personalmente
ho fornito lo spunto per l’ambientazione all’interno di una metropolitana, un
luogo che ha ispirato per certi versi l’intera storia e che vede l’azione di
alcuni dei momenti chiave del romanzo. L’editore ha poi voluto sperimentare una
grafica nuova, direi fumettistica, offrendo spunti visivi diversi dalla tipica
immagine fotografica di copertina. L’idea era di incuriosire il potenziale
lettore, senza dare troppi indizi, ma sfruttando soltanto il link tra immagine
e titolo.
4 – Com’è
nata l’idea del “Progetto Miller” (senza però anticipare nulla al futuro
lettore)?
In realtà è
stata frutto di una combinazione di eventi. Le idee che nascevano spontanee
durante la scrittura hanno incontrato il mio personale interesse
nell’affrontare il tema dell’accanimento terapeutico, evidenziandone gli
aspetti etici e offrendo al lettore uno spunto di riflessione che sintetizzerei
riportando un passo della prefazione “Fino a che punto sia consentito spingersi
nel tentativo di migliorare la condizione dell'uomo non è dato saperlo,
soprattutto se gli sforzi, grandi o piccoli che siano, nascono dalla sofferenza
altrui e si nutrono di essa come in una spirale senza fine.”
5 – Hai
fatto qualche ricerca particolare per affrontare l’argomento e prenderne
spunto?
Non c’è
stata una vera e propria pianificazione nella raccolta delle informazioni,
perché tutto è avvenuto “work in progress”. Alcuni dati per la comprensione e
descrizione dei passaggi legati al tema medical li ho attinti da fonti
ufficiali, ma non è stato un aspetto che mi ha impegnato in modo particolare.
L’ho risolto via via che la storia prendeva forma e quando la situazione lo
richiedeva, senza addentrarmi troppo per evitare di incappare in tematiche
fuori dalla mia portata.
6 - Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul
tuo libro?
L’incipit
del romanzo nasce appunto da uno dei miei viaggi nella città di New York,
proprio mentre mi trovavo nel vagone di un treno della metropolitana. Ricordo
di essermi soffermato nell’osservare la gente che mi stava attorno, cercando di
intercettarne i pensieri e ricostruirne le singole vite, osservando gli
sguardi, i comportamenti e il modo di vestire. Tutto nasce da quel momento.
7 – Ti piacerebbe scrivere anche un altro genere
e se sì quale?
Mi
considero una persona molto dinamica, creativa e imprevedibile. Mi affascinano
il mistero, la suspense e i contrasti. Perciò oltre al genere Thriller, gli
altri che potrebbero essermi più congeniali sono l’Horror e il Noir, generi che
però ho appena iniziato a prendere in considerazione, e sui quali avrò ancora
tanto da lavorare.
8 – Oltre
alla scrittura quali sono le altre tue passioni?
Oltre alla
lettura, ovviamente, che prediligo per diletto e perché è il primo strumento di
lavoro di un autore, adoro viaggiare e fare sport, in particolare tennis e
nuoto. La cucina, inoltre, è un’altra mia grande passione. Rappresenta per me
una delle poche esperienze capaci di coinvolgere tutti i sensi e offrire la
possibilità di condividerne il piacere con le persone a cui vuoi bene.
9 - Quali sono i tuoi autori e libri preferiti:
puoi citarmene un paio?
A parte
autori che mi hanno affascinato quando ero più giovane, come Grisham, Stephen
King e Michael Connelly, ultimamente apprezzo romanzi di autori che non
appartengono propriamente al genere thriller, come “L’avversario” di Emmanuel
Carrère e “Le ragazze” di Emma Cline, che, con il loro spessore, rappresentano
una importante fonte di ispirazione. In ogni caso, non mi sento di affermare di
avere un autore preferito.
10 -
Sperando in un altro tuo libro, ti chiedo se puoi anticiparci qualcosa circa i
tuoi progetti per il futuro?
Ovviamente
in cantiere c’è un nuovo Thriller, del quale, a differenza di quello in
questione, ho già definito l’intera storie e struttura, finale incluso. Mi
restano da caratterizzare meglio i personaggi e cercare, soprattutto, di
terminarlo entro breve. Nel prossimo futuro lavorerò sempre più sui contenuti e
sulla storia, cercando nuovi spunti per dare al lettore qualcosa di veramente
diverso e originale dal panorama italiano attuale.
11 - Infine
una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Ho appena
terminato “Ogni nostra caduta” di Dennis Lehane, di cui ho apprezzato, oltre
alla storia, condita con la giusta dose di suspense, anche lo stile, raffinato e mai eccessivo.
A presto
Gabrio
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