Recensione - “Lui era mio padre”

“Lui era mio padre” 
Di Joann Sfar
Editore: Edizioni Clichy
Pagine: 160
Prezzo: euro 15,00
Uscito il 27 aprile 2017

Questa recensione è su un libro molto profondo perché riguarda il ricordo che l’autore scrive circa il suo rapporto col padre. E’ quindi una storia veritiera, sincera e leggendola si respirano i vari sentimenti che li legava. Joann Sfar è come se ci aprisse la porta di casa sua per farci entrare nella sua vita e lo fa in modo molto intimo ed intenso. Ci racconta dei rapporti con la sua famiglia, della sua vita, dei drammi e delle sofferenze oltre ai suoi vari momenti di crescita personale che lo hanno portato a diventare l’uomo che è ora. Per capire meglio la sua intensa storia vi segnalo che è di origini ebraico-algerine da parte di padre ed ebraico-ucraine da parte di madre.
Nel suo racconto ci illustra i momenti non sempre facili che ha vissuto. Un padre che aveva un carattere molto forte a cui si aggiunge l’ambiente in cui è cresciuto.
Il libro risulta a tratti commovente, infatti ci racconta episodi della sua vita e lo fa in modo molto schietto e sincero, senza giri di parole ed usando, a volte, anche una terminologia forte e diretta. Ciò dimostra, quindi, la veridicità della storia, il suo aprirsi al lettore senza volersi nascondere dietro alle pagine. Affronta diversi argomenti e lo fa con una piacevole intimità ed intensità. Scopriamo piano, piano i vari momenti della sua vita, i diversi aneddoti che ci racconta della sua famiglia ed il suo pensiero limpido e sincero al riguardo. Il suo profondo rapporto con il padre che se da una parte c’era immenso affetto, a volte si sentiva comunque troppo soggiogato e  non riusciva a vivere liberamente la sua vita né a prendere le sue personali decisioni. Indubbiamente  si intuisce, però, che è riconoscente al suo genitore per come è stato cresciuto ed educato, per la grande capacità di reagire davanti alle avversità della vita. Infatti cerca di andare avanti ogni giorno e ricorda gli anni passati con piacevole malinconia, o almeno è ciò che mi ha trasmesso.
Mi è piaciuto moltissimo immergermi in “Lui era mio padre” e, secondo me, è anche un libro costruttivo infatti tra le cose che ho imparato e che non conoscevo, vi segnalo la seguente tratta da un capitolo, che magari alcuni di voi sanno di già:

“Sulle tombe ebraiche è vietato mettere fotografie per impedire che la memoria si fissi su un momento preciso dell’esistenza del defunto”.

Vi consiglio sicuramente la lettura di quest’opera di Sfar, inoltre, come ho già commentato in un’altra recensione circa i libri di questa casa editrice, vi confermo la grande cura che ha nel pubblicarli, sia come carta, sia come copertine, creando dei veri gioiellini.

Concludo con una frase che ho scelto tra le varie che ho segnato e che mi è piaciuta per la sua profondità:

“…Quando si inizia a guardare dentro a un cervello, si trovano decine di cose che non vanno bene. In realtà, tutti hanno dei punti fragili nei vasi della testa. Devi solo vivere la tua vita. Se almeno questo insegnasse a non farti mai maltrattare. Goditi ogni attimo”

  
Trama
Non tutti hanno avuto la fortuna di avere un padre come quello di Joann Sfar. In questo libro pieno di pudore ma anche carico di sottile ironia, commovente e molto personale, quello che è unanimemente considerato in Francia l'autore più versatile e geniale racconta il suo kaddish, la sua preghiera in morte e memoria di un uomo straordinario.

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