Intervista alll'autore: Stefano Giannotti

Care lettrici e cari lettori, 
vi propongo la terza intervista all’autore, questa volta è Stefano Giannotti che ha gentilmente risposto alle mie domande.  Devo ammettere che sono fortunato perché le loro risposte sono sempre molto interessanti. Correte a leggerle e mi darete ragione.
Inoltre vi ricordo che nella sezione "Recensioni" trovate quella che ho scritto dopo aver letto il suo libro "Alla ricerca dell'isola perduta".

 Stefano Giannotti è nato a Piombino nel 1963. Sposato, ingegnere del software, ama la matematica e adora leggere i classici, in cui Borges la fa da padrone. Dopo un romanzo autobiografico, in cui ha raccontato la sua vita fingendosi un novello Leopold Bloom nella propria città natale, si cimenta ora in un romanzo alla riscoperta di alcuni valori  fondamentali della vita.








1 – Quando e come ti sei reso conto della tua passione per la scrittura?
La passione per scrivere l’ho sempre avuta, da adolescente scrivevo poesie ignobili. Da pochi anni, dopo un evento che mi ha segnato, volevo proporre ad altri le emozioni che provo.

2 Hai uno scrittore di riferimento? 
Lo stimolo a scrivere me lo ha dato Proust. Erano anni che volevo leggere La recherche e forse non è stato un caso che l’abbia fatto dopo quell’evento. Vorrei avere però la cultura e lo stile di Jorge Luis Borges.

3 –  Quanto tempo ci hai messo a scrivere il tuo libro?
Scrivere un libro è simile al mio lavoro di informatico. Quando hai da fare un programma le prime righe di codice vengono bene, il problema è nel verificare che tutto funzioni e renderlo leggibile ad altri. Per il libro è la stessa cosa, le idee arrivano di getto, le correzioni al contrario sono molto lunghe. Alla fine ci è voluto un anno. Aggiungo, come ho scritto nel libro, che oggi siamo fortunati perché hai a disposizione la rete per ricavare informazioni e scrivere bene parole e nomi, mi inchino di chi come Joyce o Hugo scrivevano con carta e penna.

4 – Nel tuo libro vengono citati molti autori del passato, se potessi rinascere quale autore vorresti essere?
Se parliamo di vita senza dubbio Conrad, vero uomo di mare e autore di libri stupendi. Se al contrario si parla di che cosa avrei voluto scrivere, in questo caso mi trovo in difficoltà nella scelta. A me piace molto la poesia per cui dico I canti di Leopardi.

5 – Dove hai tratto l’ispirazione per questo tuo libro?
Non c’è stata un’ispirazione precisa se non i libri di Jean-Claude Izzo, il quale trasmetteva un amore così intenso per la sua città, Marsiglia, che volevo cercare di dire anche io quello che ho per il mare e per le mie radici. Inizialmente doveva essere un vero viaggio poi, dal momento che la letteratura è la dimostrazione che la vita non basta, ho sognato di trovare l’autore francese al porto vecchio, da lì è nato il viaggio onirico.

6 - Quali sono, secondo te, gli ingredienti che servono in una storia?
Questa è una domanda difficile perché tutto dipende dalla storia che uno vuole. Tolkien e Lewis erano talmente delusi da quelle che leggevano che decisero di scriversele da sole. Ho saputo che Giorgio Gaber alla domanda se avesse il terrore di avere pochi spettatori ai suoi spettacoli rispose in un modo particolare. Il suo dispiacere era che al termine le persone non si fermassero a parlare tra loro dei temi narrati. Ecco, secondo me una storia è interessante se una volta terminata ti ha lasciato con qualcosa da pensare e discutere.

7 – Nel tuo libro vengono citati molti libri interessanti, ce ne consigli ora uno recente?
Amando Borges e tutti i suoi pensieri sul tempo ho molto apprezzato l’ultimo libro di Carlo Rovelli, parla di problematiche fisiche in modo molto semplice.

8 – Hai un aneddoto o una curiosità da raccontarci circa la stesura del tuo libro?
Ero terrorizzato dal finale, da lettore le conclusioni banali mi demoralizzano. Ci ho messo molto a trovarne uno decente, poi qualsiasi idea avessi, scoprivo che era già stata scritta. È vero che Borges affermava che tutto è copiato ma avendo già preso spunto da Pirandello per l’inizio, simulare un altro autore non aveva senso. Per cui ho preso spunto dallo scrittore argentino e ho immaginato di essere nel giardino dei sentieri che si biforcano.

9 – Cosa c'è di autobiografico in questo tuo libro?
La parola autobiografico mi turba perché alla fine si scrive di cose viste o vissute, senza che queste debbano per forza essere effettivamente andate in quel modo. C’è molto di personale, sono tutte sensazioni o emozioni che vivo o ho vissuto. In particolare c’è l’amore per i libri che spero di aver trasmesso e per la mia città natale, Piombino, che invito a visitare.

10 – La copertina, secondo me, è davvero bella e ci fa già immergere nella storia: come è nata ?
La storia inizialmente doveva essere qualcosa che ricordasse Moby Dick, ecco il veliero. Da giovane, prima di andare a scuola, passavo sempre a vedere il mare. Da Piombino si scorgono molte isole dell’arcipelago toscano e per me era buon auspicio scorgere Montecristo a sinistra dell’Elba. Tra l’altro, essendo riserva naturale, non era possibile visitarla per cui assumeva un fascino misterioso. Poi la coppia vascello isola si abbinava bene al titolo che in realtà è un tributo a Proust.

11 – Qual è stato l’ultimo libro che hai comprato?
Ho comprato una edizione illustrata de Le mille e una notte, amo troppo questo libro.

12 -  Progetti per il futuro?
Ho trovato un editore per il mio prossimo romanzo che spero esca a breve nel 2018, una storia ancora legata ai libri. Poi ho fatto stampare un libro di poesie che proverò a far leggere, se poi piace cercheremo un editore anche per questo.


Grazie mille del tempo che mi hai dedicato e delle tue risposte!

A presto !!!


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