Il libro del giorno - 26 dicembre 2017

Buongiorno a tutti voi !!!
Spero che abbiate trascorso ieri un Buon Natale, magari come me festeggerete anche oggi, ma voglio comunque proporvi un bel classico, breve ma intenso che è da leggere assolutamente.
Se qualcuno di voi l’avesse già letto potrebbe lasciare un suo commento.

"Le notti bianche" 
di Fedor Michajlov Dostoevskij
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Classici
Pagine: 125
Prezzo: euro 9,00
Uscito il 23 novembre 2016


Trama
Quattro notti e un mattino per raccontare una storia che si muove al buio e nella penombra della coscienza. Un giovane sognatore, abituato a nutrirsi di sentimenti e impressioni, incontra nella notte una ragazza piangente e sola che sarà per lui l'appiglio verso il concreto mondo diurno. La città di San Pietroburgo saprà cullare nel suo bianco silenzio questa storia a due voci, fatta di confidenze notturne, attese e speranze e il mattino, al risveglio, rimarrà quello strano sapore in bocca, quella domanda di realtà inevasa: nelle notti bianche, negli improbabili intrecci e nei sussurri furtivi di due ipotetici amanti, qual è il vero confine del sogno? Postfazione di André Gide.

Fedor Michajlov Dostoevskij
Figlio di un medico, un aristocratico decaduto stravagante e dispotico, crebbe in un ambiente devoto e autoritario. Nel 1837 gli morì la madre, da tempo malata, e D. venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, istituto che frequentò controvoglia, essendo i suoi interessi già risolutamente indirizzati verso la letteratura (risalgono a quegli anni le sue prime letture importanti: Schiller, Balzac, Hugo, Hoffmann). Diplomatosi nel 1843, rinunciò alla carriera che il titolo gli apriva e, lottando con l’indigenza e con i disagi di una salute cagionevole, cominciò a scrivere: il suo primo libro, il romanzo Povera gente (1846), che ebbe gli elogi di critici come Belinskij e Nekrasov, rivela già l’attenzione pietosa di D. per la sofferenza dell’uomo socialmente degradato e insieme incompreso nella sua bontà. Nello stesso anno uscì il suo secondo romanzo, Il sosia, storia di uno sdoppiamento psichico per il quale il protagonista viene progressivamente travolto nell’incubo di un altro se stesso. Due anni dopo venne dato alle stampe Le notti bianche (1848), racconto insieme sentimentale e allucinato il cui personaggio principale è un giovane sognatore che si innamora di una fanciulla incontrata per caso. Nel 1849, per aver aderito a un circolo di intellettuali socialisti, D. venne condannato a morte con gli altri membri del gruppo; ma il giorno stesso dell’esecuzione giunse la «grazia» dello zar (si trattava infatti di un’atroce messinscena punitiva) e la condanna fu commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia. Quello che seguì fu per D. un periodo durissimo (cominciò tra l’altro a manifestarsi in lui l’epilessia) e lo scrittore lo rievocò con estrema intensità in un libro pubblicato qualche tempo dopo: Memorie da una casa di morti (1861-62). Altri quattro anni D. dovette trascorrere, arruolato come soldato semplice, a Semipalatinsk, prima di poter tornare (1858) a Pietroburgo. Nel 1857 si era sposato con una giovane donna, vedova con un figlio; nel 1859 videro la luce due altri suoi romanzi, Il villaggio di Stepancikovo e Il sogno dello zio, opere in cui si intrecciano umorismo grottesco e critica di costume. Nel 1861 D. cominciò la propria attività giornalistica (collaborando anzitutto alla rivista del fratello Michail «Il Tempo», presto soppressa dalle autorità) e nel 1862 pubblicò il romanzo Umiliati e offesi, sofferta indagine sulle virtualità dell’anima umana, così spesso soffocate o tradite. Nel 1864 gli morirono moglie e figlio. Nello stesso anno, sommerso dai debiti, fondò il periodico «Epoca», che ebbe però vita sfortunata e breve; nel 1865 diede alle stampe Memorie dal sottosuolo*, storia della fallita redenzione di una prostituta e tormentosa disamina dell’inconscio e dell’insufficienza dell’intelletto a penetrare (e giustificare) se stessi e il prossimo. Nel 1866 apparve Delitto e castigo, che si chiude col pentimento e l’espiazione del protagonista, accortosi della disumanità della propria astratta morale di «individuo superiore». Nel 1867 D. sposò la propria stenografa, Anna Snitkina e pubblicò Il giocatore, un romanzo parzialmente autobiografico il cui «eroe» è un uomo travolto dalla passione della roulette; poi, perseguitato dai creditori, lasciò con la moglie la Russia, viaggiando in Germania, Francia, Svizzera, Italia. Visse all’estero circa cinque anni e in quel periodo scrisse L’idiota (pubblicato nel 1868-69), storia della sconfitta di un uomo «assolutamente buono». Tornato in Russia, pubblicò nel 1873 I demoni, un romanzo centrato sulla problematica del nichilismo, dell’atto gratuito e dell’assenza di Dio. Nello stesso 1873 D. iniziò, sul periodico reazionario «Il Cittadino», la pubblicazione del Diario di uno scrittore, che poi, a partire dal 1876 e fino al 1881, apparve come rivista a sé stante. Questo Diario includeva oltre che articoli di critica letteraria, di morale, di polemica sociale ecc., anche dei racconti, tra i quali meritano particolare menzione Il fanciullo presso Gesù (1876) e La mite (1877). Nel 1875 apparve L’adolescente, ritratto di un giovane che vince la propria solitudine e il proprio astio nei confronti del prossimo abbracciando gli ideali di un mistico populismo cristiano. Nel 1879-80 vide la luce l’ultimo romanzo di D., I fratelli Karamazov, in cui si contrappongono l’odio tra padre e figli e la purezza e la fede di una creatura innocente. Lo scrittore era ormai famoso quando, repentinamente, fu colto dalla morte.

Fonte: Enciclopedia della Letteratura, Garzanti 2007

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